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Aperto oggi 09:30-18:00

Dove la luce scolpisce: Carlo Scarpa nella Gypsotheca di Possagno

21/04/2025

“Io amo molto la luce naturale.”

Lo diceva Carlo Scarpa — e mai frase fu più vera per descrivere il suo intervento nella Gypsotheca di Possagno.

Tra il 1955 e il 1957 l’architetto veneziano rivoluziona il concetto stesso di museo: non solo un contenitore di opere, ma un’esperienza sensoriale e poetica, dove luce, acqua, architettura e natura dialogano tra loro in perfetta armonia.Nel suo ampliamento, le vetrate non illuminano, ma accarezzano. La luce non è mai battente, ma diffusa, guidata da prismi di vetro che si innalzano o si incavano, creando giochi visivi in continua trasformazione. Il bianco domina: sulle pareti, sulle sculture, sulla luce stessa. Tutto diventa riflesso, tutto diventa forma.E poi c’è lei, la luce della bella stagione.

Quando la luce colpisce la piscina esterna dell’Ala Scarpa, accade una magia: le Grazie, capolavoro assoluto di Canova, sembrano appena scolpite, rivivono nel riflesso tremolante dell’acqua, elemento carissimo a Scarpa. Non un dettaglio, ma una connessione profonda tra interno ed esterno, tra visione e emozione.Ogni scorcio, ogni spiraglio, ogni taglio di luce nella Gypsotheca è pensato per valorizzare il patrimonio canoviano con rispetto e poesia, dando nuova vita ai gessi bianchissimi contro pareti altrettanto candide. Anche nei giorni di pioggia, la luce scende generosa dall’alto, guidata da lucernari negli angoli, da pareti vetrate, da intuizioni architettoniche geniali.

Scarpa non progetta solo spazi, crea emozioni; e a Possagno, la sua visione della luce – regista silenziosa dell’allestimento – continua a parlare a ogni visitatore, regalando esperienze intime e potenti davanti ai capolavori di Antonio Canova.

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