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Le Grazie del Duca di Bedford

23/11/2023

Nel 1813, dopo vari disegni (alcuni comuni anche alla bellissima Danzatrice con le mani sui fianchi) e numerosi ripensamenti, Canova concretizza la famosa scultura rappresentante Talia, Aglaia ed Eufrosine, le tre grazie della mitologia greca, che oggi si può ammirare in marmo all’Ermitage di San Pietroburgo e al Victoria and Albert museum di Londra, ed in gesso al Museo Gypsotheca di Possagno. Lo splendore della prima scultura marmorea, richiesta dalla prima moglie di Napoleone Bonaparte nel 1815, sprona il duca inglese di Bedford a richiederne una copia due anni dopo. Dallo stesso gesso Canova ottiene la statua che verrà inviata da Roma nel 1818 e poi posta nella residenza inglese di Wobourn Abbey l’anno successivo.

Le tre divinità si abbracciano in un groviglio di mani e carezze, inclinando le teste che si guardano e quasi coprendosi con un drappo leggero. Tutti questi elementi concorrono ad unire le tre giovani tra loro e nel contempo a fonderle con lo spazio attorno. Le figure sono frontali, con i piedi fermi, statici, ma tutte le parti superiori dei corpi creano continui rimandi tra loro e una circolarità di interazioni. La mancanza di simmetria infatti non disturba l’osservatore, ma trasmette serenità, anche grazie alla complessiva semplicità della composizione.

Si può affermare che lo scultore di Possagno sia riuscito davvero in questa scultura a tradurre in una realtà visiva e concreta le tre sfumature senza tempo della grazia: l’armonia, la bellezza e l’amabilità. Molti critici e studiosi ne parleranno felicemente:

“[...] è impossibile descrivere la bellezza, e la grazia dei loro corpi, delle loro braccia, dei volti loro, e sopra tutto di quell’amoroso abbracciarsi.

Tali (che più avvenenti non può per avventura l’immaginazione raffigurarle) saranno certamente a’ Greci comparse queste divine figlie di Giove, la prima volta, che dall’idea astratta della grazia avrà un felice ingegno immaginato di darne un’immagine concreta, scolpendole, e dipingendole, de che essi n’ebbero tanta e sì alta venerazione.

In questo gruppo lo scultore all'ingegno di Fidia riunir seppe quello d’Anacreonte [...]”
Isabella Teotochi Albrizzi
“L’espressione di questo gruppo è tutta dolcezza, affetto, agilità; e abbracciandosi con iscambievole amore, col fare delle mani e delle braccia dolcissimi nodi attraverso le giovani e fresche forme di corpi snelli e prontissimi alla desterità d’ogni movimento, espresse il dottissimo artefice le più importanti significazioni di queste benefiche a amabili divinità [...]”
Leopoldo Cicognara

A cura di Sara Irmi

FONTE:

M. Guderzo (a cura di) Le Grazie di Antonio Canova, 2013, Antiga edizioni, TV.