I DUE VOLTI DELL’AMORE.
I DUE VOLTI DELL’AMORE: le due versioni di AMORE E PSICHE
Uno dei gruppi scultorei più famosi al mondo è il cosiddetto “Amore e Psiche giacenti” di Antonio Canova, emblema della scultura neoclassica e oggi conservato al Louvre di Parigi.
La leggiadria e la grazia dei movimenti delle due figure traducono visivamente un momento della favola raccontata da Apuleio, scrittore latino del II secolo, tratta dalla sua opera “Asino d’oro” (o “Le Metamorfosi”). La storia narra della principessa mortale Psiche, la cui bellezza suscitò la gelosia di Venere, che ordinò a suo figlio, il dio dell’Amore, di colpirla con una delle sue frecce in modo da farla innamorare di un uomo disgraziato e vile. Ma le cose non andarono come previsto, e fu invece Amore in persona ad innamorarsi di Psiche. I due si giurarono amore eterno, ma a patto che lei non scoprisse mai l’identità dell’amato, che la visitava solo di notte per acquietare la sua solitudine. Una notte, però, la fanciulla non riuscì a resistere alla curiosità e con una lampada ad olio scorse le meravigliose fattezze del dio. Questi, svegliatosi per una goccia di cera che gli cadde sul corpo, sentendosi tradito dalla promessa infranta, fuggì. Psiche, affranta, iniziò allora un lungo viaggio alla ricerca dello sposo, affrontando diverse prove imposte da Venere, l’ultima delle quali la portò a cadere in un sonno mortale.
La scultura canoviana coglie proprio il momento in cui Amore, accorso, risveglia con un bacio Psiche dal sonno profondo e lei, a braccia alzate, accoglie teneramente l’amato.
Canova rappresenta il culmine emotivo della storia: non il dolore o la prova, ma la rinascita e il ricongiungimento amoroso, in cui le figure dei due amanti si fondono in un intreccio di sensualità raffinata, pieno di grazia e armonia.
Questo celeberrimo gruppo scultoreo fu commissionato dal colonnello inglese John Campbell, e il marmo fu terminato nel 1793. Mentre l’opera si trovava ancora nello studio romano dello scultore, il principe russo Jussupov gli commissionò una versione analoga, oggi all’Ermitage, che differisce nel panneggio. Nella Gypsotheca a Possagno è presente un bozzetto in terracotta, realizzato nel 1787, mentre il modello in gesso si trova al Metropolitan Museum di New York.
Non tutti sanno però che Canova diede anche un altro volto a questa celebre favola.
Il mito di Amore e Psiche simboleggia l’unione tra l’anima (Psiche, in greco ψυχή, significa “anima”) e l’amore divino. Ed è proprio questo l’aspetto messo in risalto dal gruppo scultoreo denominato “Amore e Psiche stanti”, di cui si conservano due versioni, una al Louvre e una all’Ermitage, entrambe sempre su commissione del colonnello Campbell.
La scultura rappresenta i due amanti in piedi, in un abbraccio più tenero e innocente rispetto alla versione “giacente” – sottolineato anche dalla grandezza delle figure, più piccole (Amore è privo delle consuete ali), che sembrano degli adolescenti. Psiche posa delicatamente sulla mano del dio una farfalla, scolpita con incredibile maestria, che rappresenterebbe appunto l’anima (non a caso, il termine greco che indica l’anima ha anche il significato di “farfalla”). L’artista, con questo particolare così piccolo eppure significativo, dà lo spunto per una riflessione sull’anima “riscaldata dall’amore celeste”, stando alla sentenza di Platone (D’Este, 1864).
La farfalla quindi, su cui converge tutta la composizione, vorrebbe indicare sia l’anima che la fanciulla dona al suo amato, sia la trasformazione spirituale dell’uomo in generale, nella sua propensione verso la Bellezza, così come il bruco evolve fino a diventare farfalla.
a cura di Isabella Dal Carobbo
Bibliografia:
Bolzano per Canova: il ritorno di Amore e Psiche, a cura di Roberto Pancheri, catalogo della mostra, 2022 20 ottobre – 27 novembre 2022 Bolzano, Centro Trevi, Lanarepro, 2022.
A. d’Este, Memorie di Antonio Canova, 1864, pag. 316.
M. Gauderzo, Museo Gypsotheca Antonio Canova, Milano: Silvana Editoriale, 2020, pp. 88-95.
G. Pavanello, L’opera completa del Canova, Classici dell’Arte Rizzoli, Milano: Rizzoli Editore, pp. 98, 100, 102-103.
Amore e Psiche esposti al Louvre a Parigi