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Instagram censura l'arte

I nudi di Antonio Canova censurati dall'algoritmo di Instagram
29/09/2022

 

censura s. f. [dal lat. censura «ufficio di censore; giudizio, esame»]. –2. a. Esame, da parte dell’autorità pubblica (c. politica) o dell’autorità ecclesiastica (c. ecclesiastica), degli scritti o giornali da stamparsi, dei manifesti o avvisi da affiggere in pubblico, delle opere teatrali o pellicole da rappresentare e sim., che ha lo scopo di permetterne o vietarne la pubblicazione, l’affissione, la rappresentazione, ecc., secondo che rispondano o no alle leggi o ad altre prescrizioni.

Definizione tratta dal vocabolario Treccani


Cosa sta succedendo? E perché un museo, nel 21° secolo, decide di ri-lanciare una campagna di sensibilizzazione contro la censura dell’arte sui social network? Facciamo un po’ di chiarezza.
Agli inizi di agosto 2019 ci siamo accorti che tra i vari hashtag di Instagram non era possibile visualizzare tutte le immagini recenti pubblicate con l’hashtag #antoniocanova. Il social network ci ha spiegato che “I post recenti di #antoniocanova sono al momento nascosti perché è stato segnalato che alcuni contenuti potrebbero non rispettare le linee guida della community di Instagram”. All’ epoca non abbiamo dato peso all’accaduto, era molto probabile, del resto, si trattasse di una segnalazione errata da parte di un utente. Credevamo che in pochi giorni e in autonomia la situazione sarebbe tornata alla normalità. Abbiamo segnalato il problema all’assistenza e non ci siamo occupati ulteriormente della questione. Sennonché, a settembre dello stesso anni, nulla era cambiato. I post di #antoniocanova continuavano ad essere censurati e lo sono tutt’oggi, a distanza di tre anni.
A questo punto, signore e signori, vi presentiamo la vera star di tutta questa commedia, ovvero: l’algoritmo. Ebbene sì, perché è la pura e semplice matematica a stabilire ciò che viene diffuso sui social network.

Ogni social media manager è a conoscenza delle limitazioni imposte dai social sulle immagini di nudo, ma proprio non potevamo immaginare che la censura si sarebbe estesa all’hashtag stesso, limitando così non solo la diffusione delle immagini delle opere dell’artista da parte del museo, ma degli utenti stessi indiscriminatamente.
Abbiamo deciso di denunciare la censura perché crediamo non sia accettabile che nel 21° secolo le opere d’arte possano essere segnalate come “non rispettose delle linee guida della community”.
Cosa comporta questa censura? Quando un profilo, come in questo caso il nostro @museocanova subisce questo shadow-ban, mantiene i propri followers e la possibilità di pubblicare contenuti, ma questi saranno visibili soltanto a chi già segue il profilo e non appariranno nel feed di ricerca della community online di non-followers, limitando di fatto la possibilità di espandere il proprio pubblico, di far conoscere la propria arte, raccontare le storie dei propri capolavori.

Vi chiederete: si può fare qualcosa contro la segnalazione da parte degli utenti contro #antoniocanova? A quanto pare no. La questione è molto semplice: gli hashtag non sono proprietà di nessuno e per tale ragione nessun reclamo andrà a buon fine. Sembra inoltre, e questo a nostro avviso è il nocciolo della questione, che la situazione non sia reversibile.
Al “problema Instagram” si sommano poi le continue censure di Facebook: qualsiasi istituzione culturale che abbia provato a sponsorizzate mostre o eventi con in copertina opere d’arte raffiguranti nudi, avrà ricevuto il seguente blocco “we don’t allow art that depict nudity even if it’s not sexual in nature. We suggest using a different image or video.

Qual è stata la nostra prima azione di protesta?

Lanciare #freeantoniocanova: una campagna social per condividere l’accaduto con la community e iniziare ad intavolare un dialogo sulla questione. Abbiamo raccolto un forte sostegno da molte istituzioni e utenti che si sono trovati nella nostra stessa situazione. Nel giro di qualche settimana però anche questo hashtag è stato oscurato. E pensare che avevamo caricato solo immagini già censurate!
Così i dettagli de Le Grazie di Canova vengono sottoposti allo stesso trattamento che riceverebbe una foto di una pornostar. Abbiamo deciso quindi di denunciare la censura perché crediamo non sia accettabile che delle opere d’arte possano essere paragonate alla pornografia e per questo motivo bannate dai social network.

Partecipazione da parte degli utenti Instagram alla campagna #freeantoniocanova

La questione rimane aperta: al momento gli standard della community di Facebook cercano di vietare la diffusione della pornografia attraverso un algoritmo. La matematica dunque filtra i contenuti che noi visualizziamo ogni giorno, ma si tratta di una scienza cieca e non distingue la pornografia dall’arte. Considerando che questi algoritmi vengono creati da menti sopraffine, ci chiediamo se la censura del nudo artistico sia un’azione voluta o se veramente non ci sia ancora la possibilità di distinguere il nudo pornografico da quello artistico.

Per concludere, sarà complesso arrivare ad una soluzione, ma ciò che ci interessa è ritornare a smuovere il comune senso critico sul problema della censura delle opere d’arte che avviene sui social network.

“Il mondo si è arricchito di una bellezza nuova: la bellezza della connessione. Ogni giorno ci connettiamo, navighiamo in un mare di contenuti, informazioni e notizie ma non ci è possibile condividere la bellezza totale e completa di un’opera d’arte. Siamo davvero disposti ad accettare questo limite?”

Paolina Borghese come Venere Vincitrice nella sua integrale bellezza